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Martedì, 21 Ottobre, 2025

MOUTAI E GLI PSA IN PISTA: UNA PARTNERSHIP CON IL GUSTO DELLA PASSIONE

Siamo al decimo anno di sponsorizzazione Moutai per i soggetti PSA in pista in Italia. Quest’anno l’impegno cresce e la Tower of Pisa Moutai Cup – che si correrà il 7 dicembre a San Rossore – fa un salto di qualità e passa da condizionata a listed, diventando di fatto una corsa decisamente attrattiva per un campo partenti internazionale.

Una crescita maturata e coltivata che ha visto Gianluca Scalfi, CEO di Otto Otto Baijiu, la società che distribuisce in Italia importanti marchi cinesi del buon bere, titolare del GMC Stud che alleva i “de Tesé” insieme alla moglie Maria Cristina Chicconi, allevatrice di PSA con l’azienda agricola che porta il suo nome, coinvolti in primissima linea insieme ad ANICA in declinazione flat racing per la prosecuzione di una partnership che si è dimostrata solida e di grande successo.

Ed è proprio con Gianluca Scalfi che abbiamo avuto il piacere di una chiacchierata molto equestre che spiega bene perché Moutai e gli PSA si sono incontrati…

Tintu di Gallura, vincitore della prima edizione della Moutai Cup nel 2016

Cosa dice, dopo Tintu di Gallura nel 2016 e Antares del Ma nel 2020, la decima candelina sarà propizia a un soggetto allevato in Italia?

«Dieci anni di Moutai Cup rappresentano un traguardo di grande valore, un successo costruito nel tempo con passione, impegno e visione. In questo decennio, la corsa è cresciuta costantemente ?no a ottenere un riconoscimento di rilievo che ci rende orgogliosi: oggi la Moutai Cup è diventata una Listed Race, un risultato che sancisce un salto di qualità importante e che ci proietta in una dimensione sempre più internazionale. Questo passaggio ri?ette la nostra ?loso?a aziendale: cercare, anno dopo anno, di alzare sempre un po’ l’asticella, ponendoci obiettivi ambiziosi e lavorando per raggiungerli con determinazione e coerenza. Ovviamente tutto questo è possibile grazie al supporto della casa madre, Kweichow Moutai, che ci segue e supporta sempre in tutte le nostre attività ma anche alla forte collaborazione che si è creata con l’ippodromo di San Rossone al quale vogliamo esprimere un ringraziamento sincero e profondo, in particolare, al Dott. Emiliano Piccioni, che in tutti questi dieci anni ci ha accompagnato con disponibilità, professionalità e collaborazione costante. Il loro supporto è stato fondamentale per la crescita della manifestazione e per la costruzione di un appuntamento che oggi può dirsi a pieno titolo di respiro internazionale. Tornando all’aspetto più tecnico, dopo tanti anni di dominio di cavalli stranieri, ci aspettiamo una corsa di alto livello e, naturalmente, speriamo che sia un cavallo italiano a tornare al successo dopo Tintu di Gallura ed Antares del Ma: sarebbe la chiusura ideale di un ciclo e l’inizio di una nuova fase della storia della Moutai Cup!».

Ci vuole raccontare come nasce la sua assione per il Purosangue Arabo?

«La mia passione per il cavallo in generale nasce tanti anni fa, quando ero ancora un bambino. Fin da allora ho sempre provato una profonda ammirazione e un senso di compiacimento verso questo animale che, fin dai ricordi più lontani, mi ha sempre entusiasmato ed appassionato. Per ovvie questioni non potendo permettermene uno, fino dalle elementari ho coltivato questa passione leggendo e collezionando numerosi testi e libri equestri che ora custodisco ancora gelosamente nella mia biblioteca.

Appena ne ho avuto possibilità, nel lontano 1996, ho acquistato la mia prima cavalla, con la quale ho iniziato a fare passeggiate e a vivere più da vicino il rapporto con questo straordinario animale. La passione per il cavallo Purosangue Arabo è nata qualche anno più tardi, nel 2001, quando mi sono avvicinato al mondo dell’endurance. Da lì ho iniziato a partecipare alle prime gare e ho acquistato il mio primo cavallo arabo: è stato un vero colpo di fulmine, un innamoramento che non si è mai spento.

Questa passione e la passione allevatoriale è poi stata condivisa con mia moglie veterinaria, Dott.ssa Maria Cristina Chicconi, con la quale, dal 2011, abbiamo creato sulle colline del lago di Garda il nostro piccolo allevamento di purosangue arabi, allevamento che pur nelle sue dimensioni contenute, ci ha dato buone soddisfazioni: con alcuni soggetti esportati negli Emirati Arabi Uniti, in Qatar, in Francia, in Cina e in Svezia».

Qual è l’aspetto dell’allevamento che l’appassiona di più? E delle corse?

«L’aspetto che più mi appassiona dell’allevamento del cavallo puro sangue arabo è quella continua voglia di migliorarsi, di progredire e di creare, generazione dopo generazione, un puledro che sia ancora più completo, più armonioso, più promettente e competitivo di quello precedente. È una sfida che non finisce mai, perché ogni accoppiamento porta con sé la speranza di un piccolo passo avanti, di un cavallo che incarni sempre di più l’ideale verso cui si tende. Ed è proprio questo il bello: questi puledri, questi incroci, rappresentano il sogno del futuro, la possibilità di vedere un giorno in pista o in allevamento il risultato concreto di tanta passione e dedizione.

Per quanto riguarda il mondo delle corse, direi che è l’intero ambiente ad appassionarmi. Innanzitutto c’è l’aspetto tecnico. La corsa è la ‘prova del nove’, il momento in cui tutto il lavoro fatto a monte, le scelte di allevamento, le strategie e le idee, vengono messe davvero alla prova. È lì che si capisce se la direzione intrapresa ed il lavoro fatto è quello giusto e questo porta con sé un mix di ansia, emozione ed a volte soddisfazione davvero di?cile da descrivere, per risultati che possono essere grandi o piccoli ma che comunque ci fanno sognare. Oltre a questo poi c’è anche tutto il contorno: l’atmosfera degli ippodromi, l’ansia del tondino, il suono degli zoccoli che battono sull’erba, l’adrenalina della gara… in pochi secondi ci si gioca il lavoro di mesi ed a volte anni… È un mondo che ti entra dentro, e che non ti abbandona più».

E passando dalla passione al marketing, quali sono i plus del mondo del Purosangue Arabo?

«Se a un primo sguardo può sembrare che il mondo del Moutai e quello del cavallo arabo da corsa non abbiano molto in comune, in realtà, riflettendoci bene, le affinità tra questi due universi sono sorprendenti. Entrambi rappresentano l’eccellenza assoluta nelle rispettive tradizioni: il Moutai è l’imperatore di tutti i baijiu, frutto di una produzione che si tramanda da secoli, fatta di purezza, territorio e autenticità; il cavallo arabo, d’altra parte, è la razza più antica e nobile al mondo, simbolo di purezza genetica e di una linea di sangue custodita con dedizione. In entrambi i casi, l’essenza è la stessa: la ricerca della perfezione, la valorizzazione delle origini e il rispetto della tradizione.

Inoltre il Moutai non è solo una bevanda, è un gesto, un momento di condivisione e rispetto. Allo stesso modo, il cavallo arabo non è solo un animale da corsa: è l’espressione vivente dell’armonia, dell’eleganza e della grazia. In entrambi i mondi, ciò che conta non è solo il risultato, ma l’esperienza da condividere, il significato, la bellezza del gesto. Ed è forse proprio questa dimensione estetica e culturale, oltre che emotiva, che li rende così simili e affascinanti sotto questo punto di vista.

Poi, certo, ci sono anche altri aspetti che li accomunano — dal prestigio e dallo status che incarnano a livello internazionale, al loro ruolo come ambasciatori culturali e strumenti di soft power, fino al fatto di essere anche veri e propri oggetti di investimento e di valorizzazione del brand. Ma, al di là di tutto, ciò che rimane più forte è questa comune cultura della purezza, del rito e della bellezza, che unisce due mondi apparentemente lontani in un’unica filosofia di eccellenza».

Con una conoscenza della Cina da insider come la sua, quale è prevedibile che sarà lo sviluppo anche del mondo del Purosangue Arabo in un paese così vasto?

«La Cina è un Paese in cui la crescita del mondo del cavallo, e in particolare del Purosangue Arabo, è solo agli inizi ma ritengo abbia un potenziale enorme. Negli ultimi anni si è visto un interesse crescente verso tutto ciò che unisce tradizione, cultura e prestigio ed il cavallo arabo incarna perfettamente questi valori.

Durante i miei ultimi viaggi in Cina ho avuto modo di vedere e veri?care personalmente la nascita di nuove associazioni e la costruzione di infrastrutture dedicate al mondo del cavallo, spesso dalle dimensioni imponenti, pensate non solo come centri di eccellenza per l’allevamento e la promozione del cavallo e del Purosangue Arabo, ma anche come veri e propri poli di attrazione per le famiglie e per tutti gli appassionati di equitazione e natura.

Dato di fatto che negli ultimi anni è stata costituita l’Associazione Cinese del Cavallo Arabo, che ha ottenuto in poco tempo il riconoscimento u?ciale da parte dell’WAHO (World Arabian Horse Organization).

È inoltre notizia di pochi giorni anche la nascita di una nuova associazione dedicata specificamente al cavallo arabo da corsa (China Arabian Horse Racing Association). Tutto ciò dimostra quanto il mondo Cinese sia oggi profondamente attratto e sensibile al valore del cavallo, e in particolare del cavallo arabo.

Personalmente ritengo che tutto ciò rappresenti una grande opportunità, sotto ogni punto di vista: per il settore allevatoriale in primis, ma a 360 gradi per tutto l’indotto che ruota attorno mondo del cavallo, arabo in particolar modo. Avendolo visto di persona sono fermamente convinto che lo sviluppo sarà notevole, considerati i numeri e le potenzialità che la Cina può proporre, e mi auguro che l’Italia — unitamente al Ministero e ad Anica — possa svolgere un ruolo da vero protagonista nei prossimi anni, contribuendo attivamente a sostenere e valorizzare questo importante ed inevitabile processo di crescita, suggellando ogni accordo con un buon bicchierino di Moutai!»